PFUInnovation_il_mercato_dei_pneumatici_fuori_uso

il mercato dei p.f.u.

Secondo i dati ufficiali dell'E.U. si generano ogni anno circa 250 milioni di pneumatici esausti che non vengono utilizzati in alcun modo.

Gli P.F.U. sono tra i rifiuti maggiormente inquinanti e rappresentano una minaccia per l'ambiente e la salute dell'uomo se, non sottoposti ad opportuni trattamenti di recupero e trasformazione, finiscono abbandonati nei campi oppure in discariche abusive; occorrono oltre 100 anni perché uno pneumatico interrato in discarica si deteriori completamente.Il decreto legislativo n° 22/97, assimila di fatto i pneumatici fuori uso ai rifiuti speciali che non possono essere dispersi nell'ambiente.

Un obbiettivo perseguito dalla politica ambientale italiana ed europea è quello di recuperare e reimpiegare i rifiuti.

In Italia si producono annualmente c.ca 500.000 tons di P.F.U. che corrispondono a c.ca 2.680.000 m³. Produzione di granulo e polverino di gomma da utilizzare come MPS. Attualmente questa destinazione assorbe annualmente circa l'8%.

Circa il 75% dei P.F.U. prodotti annualmente in Italia (almeno 375.000 tonnellate) è disponibile per la destinazione MPS, senza contare l'enorme quantità di P.F.U. accumulati ovunque abusivamente fino ad oggi. Possiamo quindi considerare che i P.F.U. costituiscono una materia prima il cui impiego comporta un ricavo anziché un costo. La produzione di nuovi pneumatici, inoltre, dipende attualmente dall'impiego di nuova gomma, con conseguenti investimenti ulteriori da parte delle aziende produttrici.

Uno dei principali problemi nella redazione di stime in materia di produzione e smaltimento di P.F.U. è la mancanza di cifre ufficiali sul sistema di gestione dei Paesi Emergenti e, in particolare, della Cina. Si ritiene che 1/3 delle circa 13.500.000 tonnellate di P.F.U. prodotti ogni anno nel mondo abbiano una destinazione non certa (smaltimento in discariche o incenerimento); Sono, invece, disponibili i dati per Giappone, USA e Europa che per primi hanno intrapreso un percorso di sviluppo nella gestione degli P.F.U, Nel tempo sono diventati 'Centrali' due obiettivi:

  • l'incremento della percentuale recuperata;
  • la riduzione dei costi di riciclaggio aumentando l'efficienza e sviluppando "nuovi percorsi" di recupero;

USA: hanno sviluppato negli ultimi 20 anni molte delle tecnologie di recupero e delle destinazioni d'uso diffusesi nel mercato globale. Grazie a legislazioni specifiche, gli USA hanno intrapreso un processo di sviluppo finalizzato all'eliminazione degli stoccaggi e delle discariche di P.F.U. (innanzitutto con la termovalorizzazione, con la progressiva diffusione degli asfalti gommati, con l'applicazione di P.F.U. e derivati in opere di ingegneria civile e nelle superfici sportive;

Giappone: vanta una lunga tradizione nel recupero energetico di P.F.U. Il principale utilizzatore di P.F.U. come combustibile è l'industria cartaria;

Cina: i dati ufficiali sono purtroppo ancora insufficienti, ma ciò che è certo è che il boom economico dell'ultimo ventennio ha coinvolto anche il mercato dell'automobile, con l'aumento dei veicoli circolanti e, di conseguenza degli P.F.U., tanto che il Paese sembra ormai detenere il primato mondiale di produzione di P.F.U.

Europa: la destinazione storica degli P.F.U. è stata per anni la messa in discarica, ma di recente è stato creato un efficiente sistema per la gestione degli P.F.U.

Per combattere lo smaltimento in discarica che è stato per anni la principale destinazione degli P.F.U. e lo è tuttora in molte aree geografiche, l'Europa ha aperto la strada indicando i produttori e gli importatori di veicoli come responsabili della gestione dei veicoli fuori uso dopo la demolizione, emanando una serie di "Direttive" in merito, il cui percorso temporale è così sintetizzabile:

  • Direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti che sancisce il divieto di smaltimento in discarica degli P.F.U.
  • Direttiva 2000/53/CE in materia di veicoli fuori uso;
  • Il Regolamento CE n.1013/2006 che definisce le procedure autorizzative e gli obblighi di informazione relativi a spedizioni transfrontaliere di rifiuti;
  • 2003: viene vietato lo smaltimento in discarica degli pneumatici interi;
  • 2006: il divieto viene esteso anche agli pneumatici frantumati; fanno eccezione quelli da bicicletta, quelli con diametro esterno maggiore di 1.400 mm e P.F.U. utilizzati come materiale di ingegneria per le discariche.
  • Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, include gli pneumatici tra i rifiuti per i quali devono essere stabiliti dei criteri volti a definire quando un rifiuto termina di essere tale. L'operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri volti a definire quando un rifiuto termina di essere tale.
  • La legge Ronchi (D.P.R. 22/97) stabilisce che lo pneumatico usato sia assimilato ai rifiuti urbani;
  • Il DM 05/02/1998 definisce le procedure semplificate alle quali può accedere lo P.F.U.
  • D. Lgs n. 209 del 24 giugno 2003 (di recepimento della direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso) definisce gli obiettivi di reimpiego, recupero e riciclaggio dei materiali provenienti dalla demolizione dei veicoli a fine vita;
  • D. Lgs. 36/03, recependo la Direttiva 1999/31/CE, specifica che non possono essere ammessi in discarica gli pneumatici interi (esclusi quelli usati specificatamente come materiale di ingegneria per garantire la funzionalità della discarica) e gli pneumatici fuori uso triturati. Possono invece essere smaltiti in discarica gli pneumatici per biciclette e quelli con diametro superiore a 1,4 mm;
  • D. Lgs. n.163/2006 e DM 203/2003 definiscono la necessità e l'obbligo di privilegiare gli acquisti "verdi" da parte della P.A. (in attuazione a tale decreto è stata adottata una circolare nel 2005 recante specifiche indicazioni operative per il settore gomma);
  • Il Testo Unico Ambientale (D. lgs. 152/2006) ha incaricato il Ministero dell'Ambiente della redazione di uno specifico Decreto in materia, il D.M. n. 82 dell'11 aprile 2011 che definisce nel dettaglio ruoli e responsabilità.
  • Secondo quanto previsto dal D.M. 11 aprile 2011, n. 82, per P.F.U. si intendono "gli pneumatici, rimossi dal loro impiego a qualunque punto della loro vita, dei quali il detentore abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi e che non sono fatti oggetto di ricostruzione o di successivo riutilizzo".
  • La Norma definisce anche la figura del "generatore di P.F.U." come "la persona fisica o giuridica che, nell'esercizio della sua attività imprenditoriale, genera P.F.U.". In concreto tale figura è riconducibile al soggetto che effettua a titolo professionale la sostituzione degli pneumatici (gommista).
  • Alla luce della normativa generale sui rifiuti e di settore, la gestione degli Pneumatici Fuori Uso è a carico del gommista, che effettua anche l'attività di riparazione, sostituzione e montaggio degli P.F.U. generati da tale attività imprenditoriale.
  • Spetta al gommista valutare se lo pneumatico possa essere destinato alla ricostruzione, senza assumere la qualifica di rifiuto, oppure debba essere considerato P.F.U. (e come tale rifiuto speciale non pericoloso) da avviare a recupero/smaltimento affidandolo al Servizio Nazionale di riferimento; ne consegue che, sia la valutazione sulla possibile ricostruzione, sia l'affidamento al Servizio Nazionale per il recupero/smaltimento non competono al privato cittadino, in quanto tali attività devono essere esercitate nell'ambito di un'attività imprenditoriale.

È una forma di finanziamento, prevista dal D.M. n. 82 dell'11 aprile 2011 per coprire tutti i costi, dalla raccolta al recupero, degli P.F.U.; viene applicato sia per gli pneumatici del mercato di ricambio, sia per quelli montati su automezzi nuovi e deve essere indicato in modo esplicito nella fattura di vendita di ogni nuovo veicolo. I contributi raccolti annualmente sono utilizzati per coprire i costi di gestione degli P.F.U. prodotti con la demolizione dei veicoli in quello stesso anno in modo che ogni veicolo nuovo immesso nel mercato dia copertura economica alla gestione degli pneumatici derivanti dai veicoli immatricolati prima del 2011. Ogni anno il Ministero dell'Ambiente, sulla base di quanto definito dal Comitato, pubblica un Decreto Direttoriale che stabilisce l'importo del contributo in vigore per l'anno successivo. Il Comitato, a sua volta, si basa sulle stime dei costi di raccolta e gestione, fornite ogni anno da produttori e importatori; il contributo copre i costi di:

  • ritiro, trattamento e avvio a corretto recupero degli P.F.U.;
  • gestione del sistema informatico dell'ACI e amministrazione Fondo.

Il Comitato si è posto l'obiettivo di ridurre progressivamente l'ammontare del contributo a carico dei consumatori, con interventi correttivi e di ottimizzare delle attività; nell'ultimo anno si è ridotto del 27% e, per ogni auto nuova, è pari a €4 per i 4 pneumatici montati piú la ruota di scorta. I costi sostenuti per la remunerazione delle attività di raccolta e stoccaggio svolte dalle imprese della rete ammonta a €25,4 Mil. I costi di trasporto dai centri di raccolta ai centri di frantumazione e di recupero energetico ammonta a €8,5 Mil, di cui €7,3 Mil per il trasporto su gomma (95% in Italia e 5% verso l'estero) e €1,2 Mil per il trasporto via nave per il conferimento degli P.F.U. come combustibile a cementifici esteri. Per la frantumazione degli P.F.U. in prodotti idonei al recupero, i costi sostenuti da Ecopneus per remunerare le attività svolte dalle imprese della rete ammontano a €18,1 Mil. Per il recupero degli P.F.U. in granuli e polverini di gomma i costi ammontano a €9,6 Mil, di cui il 97% verso imprese operanti in Italia e il 3% a imprese estere.

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